Salve a tutti lettori!
Purtroppo, come sempre, sono
sparita dal blog e non sono riuscita a mantenere fede alla promessa di essere
più presente e di rimodernare il blog con la mia socia. In realtà è stata anche
quest’ultima cosa a tenermi lontana dal blog… (il rimodernare, non la socia).
Alla fine ho deciso! Certo, la grafica è importante ma lo sono di più i
contenuti ed è proprio su questo che voglio lavorare, tralasciando per il
momento la “copertina”. Spero non me ne vogliate e che continuerete a leggerci.
A proposito di leggere, in questi mesi estivi sono riuscita, più o meno, a
mantenere la mia media di libri letti e ce n’è uno in particolare di cui voglio
parlarvi.
Io mal tollero quelle persone che
voglio parlare male a tutti i costi di un libro, film, serie Tv e quant’altro,
che in quel periodo sta andando in voga. Quelle persone che si ostinano ad
andare controcorrente per dimostrare di essere, non so, trasgressivi? Questa
volta però, anche io dovrò fare la voce fuori dal coro, non linciatemi!
Il libro in questione è “La
verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker. Siccome mi è stato prestato da una mia
amica non ho potuto sottolineare cosa, secondo me, non va in questo libro (non
l’avrei fatto comunque, povero libro!), così mi sono scritta di volta in volta,
a man mano che li trovavo, i punti che mi hanno fatto storcere il naso. Prima,
però, un po’ di dati:
Autore: Joel Dicker
Editore: Bompiani
Prezzo: 9,90 €
Trama: Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.
Iniziamo col dire i pregi di
questo romanzo, che per me si sono rivelati essere pochi, ma che comunque ho
trovato. Lo stile di scrittura di Dicker è molto scorrevole e coinvolgente e la
trama è accattivante, fine. Veniamo ora alle note dolenti che elencherò per mia
semplicità:
-
I personaggi: gli ho trovati odiosi e
stereotipati. I due che ho odiato di più sono anche i due protagonisti: Harry,
l’imputato, e Marcus, il narratore. Il primo è una frana. I 31 consigli che dà
a Marcus sono completamente inutili! Alcuni sono carini ma la maggior parte
sembrano essere presi dai baci perugina! La cosa che mi ha dato più
fastidio, però, è l’Harry 34enne, che non si comporta affatto come un 34enne,
bensì come un 15enne. Harry e Nola non si dicono granché di profondo (si
ripetono solo continuamente “ti amo da morire”, “ti amerò per sempre” che può
andare bene per Nola ma Harry, che si presume essere uno scrittore, potrebbe
fare molto meglio! Insomma, sembrano le dediche che ci facevamo io e le mie
amiche sul diario “ Io & te amiche per SEO* “ )
-
La storia d’amore tra Nola e Harry. Non è
sviluppata molto bene, sembra un po’ campata in aria, un colpo di fulmine, che
può andare bene se è fra due teenager ma non se è tra un uomo di 34 anni e una
ragazzina di 15! Perché un uomo fatto e finito dovrebbe perdere la testa per
una sbarbatella? Posso anche accettarlo ma deve essere ben giustificato,
approfondito. Se così fosse stato, allora il lettore si sarebbe potuto
affezionare di più ai personaggi, patteggiare per Harry o, almeno,
comprenderlo.
-
Un’altra cosa che mi ha dato fastidio
sono stati i flashback dentro i flashback che hanno reso un po’ più faticosa la
lettura.
-
Marcus. Perché fa tutto lui? È Marcus che
si mette a indagare, perché non lo fa la polizia? Il sergente Gahalowood
(l’unico personaggio che ho apprezzato nonostante fosse un po’ stereotipato)
non fa che ripetere che Marcus è una persona eccezionale, che senza di lui il
caso sarebbe stato archiviato, che è grazie a lui se le indagini continuano,
ecc. Marcus, però, si limita a fare domande in giro, cosa che potrebbe fare
benissimo anche la polizia e che, invece, a quanto pare, non fa. Perché?
Dovrebbero avere a disposizione più strumenti di Marcus! Solo verso la fine la
cosa si riprende un po’. (Questo punto si dovrebbe intitolare “La polizia”,
ripensandoci, ma sono pigra quindi lo lascerò così.. Sulla polizia, però,
ritornerò dopo).
-
In alcuni punti non capivo perché Marcus
e Gahalowood non andassero ad approfondire gli elementi poco chiari, l’ho
trovato così frustrante! Scoprono che in Alabama è successo qualcosa di
misterioso e che può essere importante.
Marcus: “dobbiamo scoprire cosa”
Gahalowood: “ok”
E poi non lo fanno! Perché? O
meglio, lo fanno ma alla fine! Non dovrebbero farlo subito?
A CSI, NCIS, Criminal Minds è così
che funziona! Scopri qualcosa di sospetto, lo vai ad
approfondire.
-
I sospettati cambiano troppe volte, nelle
ultime pagine addirittura da una pagina all’altra. Mi
ha fatto innervosire.
-
La fine. Qui attenzione perché farò un mega
giga spoiler, svelerò il colpevole, quindi se non avete letto il libro e avete
intenzione di farlo, smettete di leggere questo punto e andate alla fine.
INIZIO SPOILER: avevo annusato chi erano i colpevoli, anzi ho indovinato quasi
l’intera dinamica dei fatti, verso metà del libro, quando arrestano Pratt e si
scopre che ha taciuto su parecchie cose. Così mi sono detta “Vuoi vedere che è
il colpevole insieme a Travis?” visto che Travis è stato il primo ad andare sul
luogo. “Entrambi possono possedere esattamente le armi del delitto: la pistola
e l’oggetto contundente, ovvero il manganello" anche perché c’è quell’episodio
in cui Travis massacra di botte Luther con il manganello che mi ha fatto
accendere un campanello di allarme. Inoltre hanno anche il movente! Travis può
averlo fatto per Jenny e Pratt per proteggere il suo segreto. Poi, però, ho pensato
“ Nah, impossibile. Un esame della balistica avrebbe evidenziato che la
pallottola che ha uccido la signora YYYY (non mi ricordo più come si chiama, scusate!) è quella di una Colt 38, ovvero quella
di ordinanza. La polizia si sarebbe dovuta far venire dei dubbi, soprattutto
dopo l’arresto di Pratt.”. Invece no! A quanto pare io, dopo anni di
polizieschi vari, sono più sveglia della polizia di questo romanzo. FINE
SPOILER.
Va bene, ho finito di dire la
mia. Spero di non essere risultata troppo aggressiva (perché quando si scrive
non si sa mai) e di non aver ferito i sentimenti di nessuno (forse di Dicker che mi
starà sicuramente leggendo, scusa J!). Non mi sento di bocciare completamente
questo libro e posso capire perché sia piaciuto così tanto a così tante persone
ma sinceramente io ho fatto fatica a terminarlo e mi ha anche innervosita
molto. Fatemi sapere che cosa ne pensate voi, se l’avete letto, se non siete
d’accordo con me e perché, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate voi
(potete anche lasciarmi il link della vostra recensione, se vi va).
Alla prossima, un abbraccio
Aranel Laston
* amiche per SEO: amiche per
sempre e oltre… ehm sì, non giudicatemi.